Il Tango Dei Cardinali
3 giugno 2010
Ci sono tante cose malate a cui penso mentre gioco a scacchi. Talmente tante che ogni volta mi distraggo durante il gioco e lì iniziano i momenti di alta scuola della cappella magistrale. Il più delle volte penso alle persone che mi stanno intorno, che guardano la scacchiera in cerca di qualche minuto di distrazione dallo studio pre-esame che inonda l’aula studenti specialmente in questo periodo di inizio giugno. Non mi danno fastidio, mi mettono in agitazione. Ma questo è il mio difetto da una vita, forse anche una fobia, quella di cercare di rimanere coerente con quello che faccio davanti a tutti e rimendiando ogniqualvolta la stronzata che mi mette in ridicolo: lo faccio anche quando gioco a scacchi. Poi ci sono i concetti ultraterreni, quelli che vogliono trovrare similitudini assurde tra i vari pezzi della scacchiera e la razionalità umana. Mi ha sempre incuriosito un’idea che mi son fatto sin da piccolo sugli scacchi come di un dibattito su un argomento fra due persone: i Re sono le immedesimazioni dei due interlocutori; le Donne le idee fondamentali di tutto il loro parlare; Torri e Alfieri gli argomenti che vanno dritti al punto (le prime per gradi, i secondi di “traverso”); i Cavalli sono gli accostamenti più assurdi, quelli che collegano zone che altrimenti non potrebbero mai essere accostate fra di loro; e poi ci sono i Pedoni, i connettori logici, i quantificatori, che in quanto tali quasi nessuno li riesce a usare a dovere. Proposte, spinte, contrasti, attacchi doppi, scacchi… Tutti termini che nell’arte della retorica possono essere utilizzati tranquillamente per definire gli stili diversi dell’ars oratoria. E poi, diciamocela in sincerità, chi non ha mai accostato Lo Spezzino che con il suo intercalare Ma cioè? ti pianta 1. …d5 in risposta a 1.e4? Tutto questo mi capita di pensarlo mentre lascio bellamente in presa la Donna in qualche partita su Internet. Ci sono poi i momenti in cui non ho voglia di pensare, e qui si genera il paradosso: tanti pensieri, troppi forse, della vita quotidiana, della vita universitaria, del mio stato mentale, della mia vita sentimentale (praticamente inesistente e relegata verso l’ammirazione di qualche celebre pornostar americana) che annullandosi a volte tirano fuori l’istinto primordiale; quello che vuole sopravvivere alla nemesi di turno. Gli scacchi come regola alla sopravvivenza, come una guerra per la vita. Poche volte capitano questi eventi, e poche volte in questi momenti riesco a partorire perle di saggezza o, come sto per presentare, belle partite di scacchi. Non si tratta di analisi approfondite o di barbatrucchi degni di un Marshall o di un Morphy dei tempi andati, ma una battaglia fino all’esaurimento nervoso, dove anche quel poco di fermezza mentale che mi è rimasta riesce a dominare su chiunque osi sfidarmi in quei momenti di tabula rasa mentale.
Quaest-io – sergeistorkov
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Tempo di riflessione: 10 min + 0 sec
Apertura: Difesa Philidor